31 Luglio; partenza da Venezia, direzione Bruxelles. Con una valigia da 20kg e uno zaino, pronto a partire. Non saprei dire con esattezza le sensazioni provate al momento della partenza;

probabilmente ero contento perché finalmente prendevo un po’ di ferie dal lavoro che mi stava massacrando, o contento di immergermi in un altro paese, con una cultura totalmente differente dalla nostra.

Una cosa è certa, quel giorno ero partito senza nessuna speranza o aspettativa, con l’ideale che continuavo a ripetermi: “Intanto arriviamo, poi la scoprirò vivendo”. Di sicuro non la più saggia delle idee, eppure era quella che consideravo (e che ritengo tutt’ora) la più efficace.

Una volta arrivato non mi sarei mai aspettato di trovare una città così vivace, cosmopolita e internazionale; dove le culture di tutto il mondo si intrecciano e si mescolano formando la città che conosciamo, Bruxelles, la capitale “non capitale” d’ Europa. Una città che cambia continuamente ogni ora del giorno, caratterizzata da “due vite”: una di giorno, e l’altra notturna. Per farvi un esempio: ogni mercoledì sera trovavo a Mont des Art (una delle zone più frequentate di Bruxelles) artisti di strada, cantanti, ballerini e tanti altri che si sfidavano e gareggiavano.

Una città e sopratutto un paese, il Belgio, in cui continuavo a ripetermi: ” Questa città e questo paese non sono da visitare, ma da vivere”. E così è quello che ho cercato di fare; col francese che piano piano stavo studiando a scuola cercavo, con parecchia difficoltà, di interagire in francese nei bar, nei supermercati, con la gente; per rimanere sempre più immerso con la lingua e con la cultura.

Per non parlare delle persone che ho conosciuto in quelle tre settimane, che sembrano essere durate soltanto delle ore: amicizie fatte da ogni angolo del mondo, persone con cui ho interagito semplicemente stando seduto in bus o in treno per quei pochi minuti ma che rimarranno sempre impressi nella mia mente e nei miei ricordi.

Devo ringraziare il Premio Marinella, che, attraverso l’opportunità di questa esperienza, ha permesso non solo di vedere cose nuove, ma anche di crescere a livello personale, diventando sempre più indipendente, pronto a saper cogliere le opportunità che la vita ci espone anche nelle modalità più inconsapevoli, e sopratutto maturo a livello mentale; da quando son tornato sono una persona completamente diversa, nuova.

Ringrazio anche tutte le persone italiane e non che ho avuto di conoscere lì, con cui ho stretto legami forti e ricordi stupendi, passando le giornate nelle birrerie a giocare e a ridere come dei matti: come se ci conoscessimo da una vita, come se ci conoscessimo già; eppure era la prima volta che li vedevo in vita mia, nella speranza che non sia l’ultima.